martedì 22 marzo 2016

Morte e vita… visitate e benedette da Dio

 

Se penso alla Pasqua, alla notte di Pasqua dove il fuoco santo "consuma" la cenere che è stata "imposta" su di noi 40 giorni prima, penso a Dio ed a come Lui possa dare vita dove davvero non c'è vita…

Cosa c'è di più "morto" della cenere, impalpabile, senza sapore, senza calore, basta un leggero soffio di vento per disperderla e non essere più ritrovata, eppure Dio può ritrasformarla in un FUOCO NUOVO.

Nulla di già visto, qualcosa di nuovo.

A noi che spesso viviamo di "cocci spezzati"; alla ricerca continua e a volte compulsiva di risistemare "le cose" alla meno peggio, Dio che invece ci dice che fare "cose nuove" e nuove tutte le cose!

Qui in Sud Sudan, i cocci sono davvero spezzati, e si tenta e ritenta di incollarli, ma senza alcun successo, perché un nuovo coccio si spezza e si ricomincia da capo. Un "da capo" che è pesantissimo e che impantana come le strade (?!?!) qui durante la stagione delle piogge, un pantano così forte che la Jeep a quattro ruote motrici si ritrova letteralmente incollata al suolo, e se ti avvicini, per tentare di fare qualcosa, questo pantano blocca pure te, e sei condannato a rimanere li, impantanato anche tu… solo una fune, qualcosa che per salvarti scegliendo un' "altra strada", "il cielo", può liberarti e liberare…

Ecco la mia pasqua quest'anno, in un paese totalmente "impantanato", il Sud Sudan, un paese, dove gli aiuti arrivano e ne arrivano tanti… e "si impantano" anche loro, divorati dal fango dell' avidità del potere e del disinteresse assoluto verso chi soffre… da "bambini" viziati e prepotenti piene di stellette che sanno dire solo "mio, tutto mio…",dove tutto ciò che è tuo… deve diventare mio e lo diventa! "Bambini" che non vedono persone, ma cose da avere… per accumulare…

Un paese impantanato che aspetta una salvezza nuova, attraverso una via nuova, un paese abituato a guardare in basso e incapace di guardare in alto…

Eppure la Salvezza viene donata, anzi la salvezza è già lì, in attesa di essere conosciuta e presa come quella fune...

Una cara amica mi chiedeva tempo fa come potessi credere nonostante la tanta sofferenza che vedo, come potessi vedere Dio lì…

La risposta a questa domanda che io nemmeno mi ero fatto, me la ha data un pomeriggio al campo rifugiati una donna Nuer, il genio femminile non ha tribù ;-) ed capace di vedere attraverso, e oltre, di intuire.

Ma cos'è il campo rifugiati per me?

Camminare fra le tende al campo (noi siamo gli unici bianchi che camminiamo fra le tende) per me è sempre una esperienza di vita… nonostante la morte che si vede e in alcune tende si sente anche nell'odore acre e stantio della malattia…

Quando si cammina in mezzo a quelle "tende infuocate" dal sole, in quel campo senza alberi, senza ombra, senza riparo, senza respiro… si sentono le grida dei bambini che avvisano "i grandi" della mia presenza, perché un "kawaii" (un bianco) come dicono i Nuer, viene sempre annunciato e no passa inosservato.

Bambini che qualche mese fa quando mi vedevano passare tra loro gridavano… "kawaii… kawaii…" ora intanti gridano… "abuna ( padre)… abuna" e alcuni… "abuna Marco …Abuna Marco…" bambini che ora mi riconoscono… e anche adulti… adulti che si presentano dicendoti, tu non mi conosci io so chi sei!

Bambini che mi corrono dietro, addosso… per salutarmi dandomi la mano destra, e poi dopo li vedi guardarsi e toccarsi la mano per vedere se toccandola mano di un kawaii gli è rimasto "attaccato qualcosa" e poi vederli ritornare… ritoccarti, sorridere… e rimane… una folla che mi segue, mentre i catechisti tentano invano di allontanarli, perché "i bambini sono bambini" e devono stare lontano dagli adulti, non possono "disturbare" gli adulti… quanto mi ricorda la fatica inutile dei discepoli di proteggere chi non vuole farsi proteggere…

Se questa è la "folla che mi segue" poi dentro le tende che visito… cala il silenzio, i toni spesso sono mesti, gli odori sono forti, il caldo toglie il respiro…

Dentro quelle tende dove accadono i miracoli perchè Dio tocca la loro carne attraverso le mani di un sacerdote… al di là delle guarigioni visibili o no. Perché dove l'uomo viene toccato con amore… sempre viene guarito, perché viene visitato… e amato, non lasciato solo nel suo dolore…

Come ha fatto Gesù nel suo tragitto verso il calvario, un tragitto vissuto in comunione con chi è condannato, non per sua scelta, a vivere "il calvario", una vicinanza estrema, fino alla condivisione anche della morte più cruenta e denigrante… la croce, chiamata a diventare… l'amore eterno presente di Dio dovunque!

Camminando, passando in mezzo alle tende, salutando, benedicendo… una donna mi ha visto… mi ha aspettato e mi ha detto: "Ho letto nella bibbia che Gesù passava e benediceva tutti ed è quello che tu stai facendo… per me sei come Gesù, ti devo parlare…"

Dove è Gesù in mezzo al dolore, alla morte?

Gesù è li nell'uomo che passa accanto facendo le cose che faceva Gesù, non solo in me, non solo in un sacerdote, ma in ogni uomo.

Penso che la domanda da fare è non tanto dove è Gesù nel dolore, nella sofferenza, ma: dove sono "io", dove è l'uomo e che cosa fa l'uomo nel dolore e nella sofferenza sua o altrui? Cammina, tocca, chi è nel dolore? Si lascia visitare e toccare quando soffre?

Oppure invece che camminare scappa? Invece che farsi visitare chiude la porta?

Ancora una volta la Pasqua si "avvicina" al Natale… "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo... Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome" (Gv 1,9-12)

A noi la scelta di accoglierLo nella nostra vita, a noi la scelta nella nostra morte di lasciarci vedere, guardare e toccare da Lui, per ricevere la vita nuova della Pasqua, ed essere abitati dalla Sua Pasqua per essere sua presenza nel mondo facendo ciò che Lui ha fatto, passare benedicendo tutti…

Vivendo una benedizione che compromette, che "sporca" un po', come la corda lanciata nel fango per liberare chi è impantanato nella morte, una corda che parla di cielo… una corda che si sporca per amare e per liberare.

Chi ama necessariamente si compromette e si "sporca", un fango che viene impastato della luce della presenza e dalla misericordia di Dio e che genera nuove creature, uomini e donne nuove capaci da lasciarsi guardare e visitare da Dio per guardare con i Suoi occhi e toccare con le Sue mani i Suoi figli nostri fratelli e sorelle.

Una santa Pasqua dove la morte visitata, vista e toccata dalla misericordiosa presenza di Dio diventa vita NUOVA!!

Abuna Marco

 

PS: In queste due foto la morte e la vita sono state visitate… perché se è vero che la morte viene visitata e toccata dalla presenza di Dio, è anche vero la vita per "rimanere in vita" deve essere nutrita dal dono della gratitudine, che rende attuale e viva la presenza di Dio.

Una foto credo sia abbastanza eloquente e non servono commenti, nell'altra invece ci sono io insieme ad Elizabeth e alla piccola Marie Clare. Questa è la foto della gratitudine per essere state visitate. Marie Clare è la prima bambina alla quale ho dato il nome, così si usa fra i Nuer, è una bambina che ho visitato e benedetto lo scorso anno quando era appena nata, la mamma Elizabeth qualche settimana fa era malata, ma ora, come si vede nella foto è guarita. Una foto che a me dice la bellezza di un incontro "casuale" che lega, perché Marie Clare, nel suo nome, porterà sempre con sé, nel suo nome, il ricordo di un incontro di cui non ha memoria ma che è accaduto…




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mercoledì 24 febbraio 2016

vi dico finalmente un po' che cosa fanno i frati a Juba!

Silenzio dichiarato nel primo post ;-)

Un po' mi conosco, inizio, ma poi mi perdo un po' per strada…

Inoltre i mesi scorsi sono stati mesi impegnativi, sono stato in Italia per alcuni problemi familiari grazie a Dio risolti.

Desideravo, dopo tanto tempo aggiornarvi un po' e dirvi qualcosa della nostra missione e presenza a Juba in Sud Sudan.

Tenterò di dirvi qualcosa di noi, anche se non è per niente semplice.

Di primo acchito direi che qui facciamo tutto,ma può sembrare una affermazione esagerata, allora diciamo che facciamo di tutto un po'… alcune cose del "po' " che facciamo se continuate a leggere… lo scoprirete… ma è solo un po'..molto è ancora nascosto… e "incomprensibile" anche per me che sono qui!!!

Ogni giorno se ne scopre una nuova!!!

Come lo facciamo? Bene? Magari!!! Diciamo "work in progress".

Ma chi siamo?

Questa la so!!!! Siamo una fraternità di cinque frati minori, per ora l'unica presenza francescana maschile in tutto il Sud Sudan "siamo noi" anche se i primi frati minori sono arrivati qui in Sud Sudan nel 1862 e per tanti motivi poi la missione è stata chiusa, sicuramente la vita non era per nulla facile… (se qualche "storico", non ha idee per la tesi… e volesse approfondire questo argomento ci farebbe un piacere immenso… visto che non ci sono studi in merito almeno che noi sappiamo).

Ritorniamo al "chi siamo"… fra Jesus messicano di nascita e Americano di adozione… fra Mario Maltese di nascita e Australiano di adozione, fra Masseo Slovacco, fra Federico romagnolo di nascita e romano di adozione, e io romagnolo di nascita e umbro di adozione…

Una fraternità mista e ben mixata… quasi da barzelletta… c'è un americano, un australiano… un… e si inzia a ridere.

Le cose buone sono tante, si lavora, si prega parecchio e sappiamo che non ci capiamo sempre. Quest'ultima cosa aiuta tanto in fraternità, non si dà per scontato che l'altro abbia capito quello che l'altro voleva dire, ovviamente questo crea anche "difficoltà superabili", a volte desidero fortemente essere capito al volo, o parlare senza pensare troppo al: "ho detto davvero quello che volevo dire?"

Come quando leggo il vangelo nella lingua locale ancora mi chiedo : "sto leggendo lo stesso vangelo del quale ho preparato l'omelia?"

Perché potrei leggere anche la lista della spesa, pensando che sia il Vangelo, io non me ne accorgerei e i parrocchiani, non batterebbero ciglio, perché il rispetto è tanto e per queste cose, dire forse troppo, nessun feedback.

Ma tutti noi sappiamo anche quando sia difficile vivere con persone delle quali capisci la lingua, capisci tutte le parole, ma non capisci che cosa vuole dire davvero, o puoi non sentirti capito o capita.

Noi abbiamola grazia "pesante" che sappiamo che l'altro non ci capisce, quindi in teoria dovrebbero cadere tutte le pretese, in teoria ho detto, ma la realtà è che continuiamo con "work in progress".

Ma qui non si parla mai di difficoltà, solo di "challenges", di sfide.

Cosa facciamo?

Dichiaro subito che farò solo qualche accenno e aggiungerò altro nei prossimi blog… se mi ricordo ;-)

Abbiamo una parrocchia, di quanti abitanti? Chi lo sa? Non esiste anagrafe e tanto meno archivi parrocchiali, questo significa che qui tante persone per lo stato "non esistono", così, semplicemente, non esistono, anche se esistono visto che io le vedo e gli parlo!!!! I documenti di identità, tipo la carta di identità costano tanto e la gente li chiede solo se sono necessari per potere lavorare negli uffici pubblici. Quindi vi lascio pensare altre cose che non esistono come l'assistenza sanitaria, ecc…

Qualcuno potrà pensare: "quindi non si pagano le tasse!"

Esatto è un paese dove non si pagano le tasse, ma, se ti ferma la polizia, devi pagare "un offerta", visto che non viene pagata, o se vai all'ospedale, devi pagare tutto, tutto significa tutto, l'ingresso all'ospedale, i cerotti, la visita, ecc…

A volte l'unico documento è il certificato di battesimo. Un foglio consegnato da un testimone, che è spesso un fratello più grande. Una volta si è capitato il fratello più grande di un anno (?!?!?!?)che ha giurato di ricordarsi il battesimo della sorella che aveva ricevuto appena nata, oppure una dichiarazione a voce nella quale dice che la mamma ha detto che è stato battezzato il tal giorno, nel tal posto, ma non sa l'anno.

Spesso infatti alla domanda: "quanti anni hai?" La risposta è un altra domanda: "tu quanti me ne dai?"

Perché realmente non lo sanno. La scuola inizia quando hai i soldi per pagarla, per esempio, e ci possono essere ventenni in classe con bambini di 7 anni.

Per i certificati di battesimo un po' è colpa dei catechisti… e un po' anche dei sacerdoti, mi ci metto anche io perché qualche mese fa andando a visitare i malati all'ospedale e facendo l'unzione degli infermi ho trovato diversi bambini malati e non battezzati e che quindi non potevano ricevere l'unzione degli infermi perché non battezzati. Come abbiamo risolto questo problema? Ho ascoltato i parrocchiani, vedendoli per la prima volta in vita mia sicuri e organizzati, "che nome date al vostro bambino?" "Come si chiamano i genitori?" "C'è qualcuno che può fare da padrino qui?" ( e si offivano i nostri parrocchiani che non avrebbero mai più visto quella persona… ma per battezzare serviva ed erano orgogliosi di essere padrini o madrine) e poi… "c'è un po' d'acqua?" Per fortuna avevo una bottiglietta con me, e… "Mary io ti battezzo nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo", battesimo fatto!!!! Battesimi fatti… 18 battezzati.

Ecco non si deve fare così, ma lo ho fatto…

Ritorniamo al che cosa facciamo!!!

La nostra parrocchia "Holy Trinity Parish" conta 8 outstations (più quatto cappelle all'interno del campo UN per la protezione dei civili di Juba, 38000 persone che vivono in situazioni non umane, che sono li perché altrimenti sarebbe state uccise durante lo scoppio della guerra civile del dicembre 2013).

Grazie a diversi benefattori e anche al segretariato per le missioni dei frati di Umbria e Sardegna siamo riusciti a costruire alcune cappelle (non dappertutto ancora), nelle quali le comunità cristiane si possono riunire in preghiera al riparo del sole e della pioggia.

L' outstation più lontana dista 75 km dalla parrocchia. Nella stagione secca, quando non piove, ci vogliono "solo" tre ore con la jeep per raggiungerla(strada dissestata!!!!) , oppure come mi è successo durante la stagione delle pioggie semplicemente ritornato indietro perché sulla strada ci sono pozze così profonde che oltre alle quatto ruote motrici della jeep sarebbe servita forse anche una elica dietro tipo airboat… ma la nostra jeep non è full optional.

Opzione deltaplano non è stata accolta… sarebbe un ottimo bersaglio per fare esercitare i bambini e non solo col tiro con l'arco e altro…

Diciamo che la nostra è una pastorale degli inizi, la presenza della chiesa è giovanissima, ha poco più di un centinaio di anni, in più anni di guerra hanno annientato il paese e le persone.

Una chiesa giovane povera di tanto, davvero ,ma potenzialmente ricca…

Per ora è una pastorale all'arembaggio… come avete intuito da qualche accenno… che ho fatto

Ma piena di "challenge" di sfide, così qui si chiamano i problemi, sfide.. e questo cambio di parola, forse aiuta :"quanti problemi hai? Nessuno… ho solo centinaia di sfide!!!" Proviamo a vedere se ci viene più voglia di superare i nostri problemi\sfide!!!!

 

Si corre sulle urgenze, che sono urgenze davvero, un paese pieno di ONG (Organizzazioni Non Governative), che secondo alcuni hanno distrutto il paese rendendolo del tutto dipendente, per altri invece le ONG lo hanno salvato. La verità non la conosce nessuno, ma si sa e si vede che il paese, il Sud Sudan, soffre e la gente soffre. Basta digitare su Google "sud sudan" e vedere che cosa esce!

Parrocchiani che muoiono per "malattia", cioè di fame e per la debolezza poi muoiono di malaria o altro. Parrocchiani che non possono andare all'ospedale da soli, perché troppo lontano, perché non ci sono medicine, perché non ci sono soldi, perché manca competenza. Quando vediamo che la situazione è davvero molto grave allora portiamo noi direttamente la persona all'ospedale a nostro rischio, perché se accadesse qualcosa lungo il viaggio la colpa potrebbe essere attribuita a noi.

Malati che poi vanno seguiti e visitati tutti i giorni per verificare (in ospedale!!!!) se hanno preso le medicine che noi abbiamo comprato e a volte siamo costretti a chiedere all'infermiera : "perché non gli hai dato le medicine?" , sentendosi rispondere che le medicine sono nella borsa sotto il letto, e tu ti chiedi e le chiedi: "ma non ti ho chiesto dove sono"… eppure questa è la risposta… a volte… Uomini e donne che soffrono senza piangere… e mi chiedo fino a quando potranno reggere?

Oppure durante una visita ai malati al campo ONU, puoi scoprire una giovane donna di 39 anni, Marta, con un cancro al seno in stato avanzato,vedere che se viene toccata la ferita sanguina, vedere il suo dolore, cercare di portarla all'ospedale del campo ONU e sentirsi dire dal dottore : "qui in sud Sudan non c'è chemioterapia!".

Io all'inizio avevo pensato di avere capito male,che forse il dottore volesse dire che qui in città a Juba, che è la capitale fra l'altro, non ci fosse un ospedale dove era possibile fare la chemioterapia, e invece accorgersi che il medico si riferiva a tutto il Sud Sudan!

In tutto il Sud Sudan, non c'è possibilità di cura per chi è malato di tumore.

Marta è la zia di quella ragazza con in piedi impastati nel fango che ho condiviso nel post della scorsa Pasqua, quella a sinistra è la capanna di Marta. Marta è morta la scorsa estate. Battezzata, comunicata, e con il conforto di Dio e dei suoi cari.

Facciamo anche molto altro c'è chi insegna all'università , gruppi giovani in parrocchia, predicazione, visita ai carcerati, registrazioni per la radio diocesana… ecc…

Che cosa faccio io?

Vi dico solo alcune cose…

Personalmente Dio mi sta benedicendo e preparando strade belle.

Io sono incaricato in particolare per il PoC (Protection of Civilians) il campo di 38000 persone (ovviamente non tutti cristiani cattolici) che accennavo all'inizio, per ora ho iniziato visitando i malati, benedicendo, amministrando il sacramento dell'unzione degli infermi e insegnando a pregare attraverso l'adorazione eucaristica, chiedendo doni di guarigione, emotiva in particolare, visto che tutti hanno traumi legati alla guerra, gente abitata da rabbia, vendetta, risentimenti, paure, paura anche di toccare un palloncino perche il suo scoppio potrebbe ricordare gli spari che hanno sentito…

E la gioia di vedere che la preghiera "funziona", la testimonianze belle di persone che dicono che prima della preghiera avevo paura a causa di quello che avevo visto, e dopo "qualcosa è cambiato"… senza "effetti speciali" ti dicono… "ora sento che non sono più arrabbiata… " Dio benedice!

E per me una nuova strada bella che si sta aprendo specie in questo anno giubilare della misericordia, è quella di essere il cappellano di un gruppo di preghiera della divina misericordia, stiamo organizzando ritiri e Dio li ha benedetti, e abbiamo diverse idee per il futuro, e per il presente… vi aggiornerò

 

Ps:Purtroppo ma mia connessione non mi permette di inserire più di una foto, per chi può vedere altre foto sul mio profilo FB il modo più veloce ed economico in termini di MB


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"Dio infatti ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" Gv 3,16
fra Marco Freddi
Holy Trinity parish
Nyakuron West, Juba, South Sudan
freddimarco.blogspot.com

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