“Go, sell everything you have and
give to the poor, and you will have treasure in heaven. Then come,
follow me” Mc 10,21
Come
seguire, come lasciare tutto… ma perché lasciare tutto?
E se lascio
tutto come vivo?
Questa
parola mi ha accolto il 13 gennaio sulle rive del Nilo, nella periferia di Juba
(Sud Sudan), mi ha accolto senza rispondermi in modo definitivo… mi ha messo in
cammino, “GO!”
Perché tutti
siamo in cammino, ma alcune volte ne abbiamo una consapevolezza maggiore, e per
me ora è così, sono consapevole che sto camminando… so cosa ho lasciato.. e non
so cosa incontrerò.. è sempre così.. ma a volte “lo è di più”!
E’ chiaro in
me che sono in cammino, un cammino fatto di “abbandoni”, persone, cose, … prima
di partire ho chiesto a Dio, poiché la porta è stretta e voglio passare per
questa porta, e voglio dire il mio si, di prendere nel tuo cuore, di custodire
tutto perché nulla vada perduto, nulla di ciò che ho vissuto… se lo trattenessi
lo perderei, e allora custodiscilo TU!
Perché tutto
ciò che ho ricevuto è un dono e di doni ne ho avuti veramente tanti,
incalcolabili e immeritati… ma la
gratuità di Dio funziona così… e sono contento di avere avuto questi doni
immeritati, perché sono tanto belli, tanta amicizie, tanto affetto, tante
benedizioni… e tante occasioni per amare e di essere amato. Tanto bene!!!!
Andare… ho
iniziato.. e ora c’è da restituire tutto quello che ho ricevuto … ai poveri, a
chi non ha…
Così sono
partito il 12 gennaio da Santa Maria degli Angeli dopo avere celebrato in
Porziuncola assieme a tante persone care, presenti sia fisicamente che
spiritualmente, una messa per me stupenda perché con lo Spirito Santo abbiamo
ringraziato Dio e messo tutto nel Suo cuore.
Poi il
saluto del ministro Generale venuto appositamente all’aeroporto per salutare me
e Federico e via… direzione Juba (Sud Sudan)
Viaggio
perfetto… arrivo perfetto… nell’aeroporto internazionale di Juba… ma diciamo
che come aereoporto è abbastanza particolare, io come aeroporto africano avevo
conosciuto solamente gli aeroporti di Casablanca, di Addis Abeba e Dar as
Salam, ma Juba è un’altra cosa!
All’aeroporto
c’erano P. Jesus e P. Mario che ci hanno accolto e portato direttamente nella
nostra nuova casa…
La comunità
ora è composta da 5 frati P. Jesus ( americano) P. Mario (australiano), P.
Masseo (slovacco), P. Federico ( della provincia Romana) e da me.
La nostra
casa è di fronte alla nostra parrocchia principale, “Holy Trinity church” di
Juba, siamo nella periferia della città e nel quartiere di Nyokuron, la chiesa
è stata eretta a parrocchia solo sei mesi fa. Da questa parrocchia dipendono 6
outstations, sei stazioni missionarie, la più lontana è a 75 km da dove
abitiamo e 75 km qui sono tantissimi, non ci sono strade asfaltate e quindi
durante la stagione delle piogge è impossibile da raggiungere, come è
impossibile raggiungere anche altre outstations.
I giorni
scorsi siamo stati nella nostra outstation più piccola e mi ha colpito molto,
la comunità cristiana si trova “in mezzo al nulla”, sotto un albero, nemmeno
tanto bello, e il sacerdote celebra sotto un tetto di frasche con un altare in
ferro… diciamo molto essenziale.
A dire la
verità questa outstation non è “in mezzo al nulla”, ma a 200 metri da un campo
profughi gestito dalle Nazioni Unite nel quale ci sono Sud Sudanesi della tribù
Nuer, che hanno chiesto protezione (?!?!) dopo il primo tentativo di colpo di
stato del 15 dicembre 2013, tutto questo in una nazione che a luglio scorso ha
celebrato il suo terzo anno di indipendenza dal Sudan.
La casa in
cui viviamo è molto semplice vista agli occhi di un “occidentale”, è invece una
reggia extralusso, rispetto alle case dei parrocchiani che abitano vicino a
noi, i quali vivono in capanne fatte di terra. Noi infatti abbiamo l’acqua, che
compriamo e che viene direttamente dal Nilo, abbiamo la luce (ogni tanto), due
fornelli con una bombola a gas e un tetto sicuro e mura di “protezione” e ben
due bagni.
Abbiamo
anche una cappellina nella quale preghiamo insieme e il mio posto è sotto la
benedizione di santa Chiara.
I frati sono
molto impegnati nella pastorale parrocchiale, qui tutto è nuovo, veramente
nuovo, non si sa nemmeno ancora quanti siano i cristiani presenti nel
territorio parrocchiale.
Domenica
scorsa sono stati inviati dal parroco, su richiesta del vescovo, alcuni
delegati parrocchiali per fare un primo censimento nei diversi villaggi.
Oltre che in
parrocchia i frati aiutano nella pastorale universitaria e in carcere, ma tutto
è da inventare e i bisogni sono moltissimi.
Io sto bene
e contento di essere qui, curioso anche di vedere che cosa Dio ha intenzione di
compiere attraverso di noi.
Un caro
saluto e una preghiera!!!!
Dio vi
benedica!
Carissimo, le tue parole sono veramente come fiammelle Dio fuoco che portano lo Spirito fino al cuore anche se siamo lontani. Grazie per la testimonianza del tuo racconto che rivela la grazia e la potenza di ciò che stai vivendo e noi con te. Continua a scrivere quando puoi perché è come unguento che nutre i nostri cuori e ci permette di vivere più da vicino la grazia di questa missione.
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