mercoledì 28 gennaio 2015

E “scoppiò” la risata…

E “scoppiò” la risata… Joyce, la cuoca che ci aiuta per il pranzo… una risata fragorosa, che spesso si sente in casa, una risata che mette allegria perché è sempre accompagnata da un sorriso luminoso. Noi frati eravamo a tavola a mangiare e ad un tratto sentiamo una risata, la risata di Joyce, una risata che noi tutti conosciamo, ma siamo incuriositi, che sarà successo? Andiamo a vedere subito e la sorpresa… vediamo Joyce che ha acceso il fuoco e sta ultimando la cottura di alcune “chapati” (non se come si scrive e sicuramente non si scrive così… ma so come si mangiano e non è difficile ;-) ). La nostra cucina è molto semplice, un vecchio fornello russo con le bombole a metano a tre fuochi di cui ne funzionano solo due… e che era successo? Era finito il gas all’interno delle bombole della cucina! E Joyce si che ha fatto? Si è fatta una risata, ha trovato tre pietre in “giardino” ( un giorno vi farò vedere il “giardino” e ha acceso il fuoco… e ha continuato a cucinare, senza perdere tempo in chiacchiere, malumori accuse… senza se… se fossi stata più attenta, se i frati avessero controllato… se… se… Tutti se veri… ma che non avrebbero cotto le “chapati”. E mi ha fatto pensare alla facilità con cui ha risolto il problema, e quante volte invece ci può accadere di arenarci ai se… se avessi se lui, se lei… e la vita non cambia, non “cammina”, non “si cuoce”. Chissà se fosse successo a noi? Che cosa avremmo pensato? Che cosa avremmo detto? Che avremmo fatto? Alla fine avremmo mangiato? Per rassicuravi… noi abbiamo mangiato!!!! Grazie a Joyce Una risata, un sorriso e una soluzione trovata!!! Perché condividere questo con voi? Non per dirvi che mi piaccioni le\i “chapati” e nemmeno che abbiamo una brava cuoca che è pure simpatica. Ma perché questo fatto piccolo, possiamo dire, mi ha dato luce, su come superare le difficoltà. Tre parole che possono accompagnarci: una risata, un sorriso, e una soluzione. Una risata… La vita non è facile credo per nessuno, in alcuni momenti si, ma questi momenti non sono eterni, ognuno ha le proprie difficoltà. Anche temporanee. Farsi una risata non è essere superficiali, non è dire che tutto va bene, che non ci sono problemi, è forse iniziare a non prendersi troppo sul serio e riconoscere che le difficoltà che abbiamo le hanno avute anche altri, e le abbiamo noi, è accogliere la realtà così come è. Noi non siamo i primi e non saremo nemmeno gli ultimi ad avere problemi e i nostri problemi li hanno sicuramente avuti anche altre persone, ma sappiamo anche per esperienza personale, che la percezione dei problemi cambia quando li viviamo noi in prima persona, nella nostra carne. A me personalmente non mi hanno mai consolato le persone quando manifestavo i miei problemi e mi sono sentito rispondere :“beh non ti lamentare pensa a chi sta peggio!”. “Geni” così li abbiamo incontrati tutti e forse lo siamo stati anche noi, io credo di averlo detto qualche volta, ma poi mi sono pentito e credo di essermi anche confessato!!!! Quando sentivo questa risposta “geniale” non mi sentivo capito, avrei voluto dire: “non mi sto solo lamentando… sto dicendo che ho bisogno di aiuto.. forse lo sto dicendo male… ma ho bisogno” Pensare a chi sta peggio non mi toglie il mio male… rompiti una gamba e pensa a chi se ne è rotte due … ti passa il tuo male? Farsi una risata è riconoscere che pur essendo unici, e speciali, sbagliamo e le cose ci vanno storte anche a noi, anche se non ne abbiamo colpa, farsi una risata è rompere il circolo vizioso della lamentela… dell’accusa… del giudizio… del perché a me? Del se lui, se lei , se loro, se io… se Dio… Farsi una risata è accogliere la vita, la realtà, così come è. Farsi una risata quindi non è ridere in modo spensierato, ma accogliere la realtà, sapere dire: “è così!” Nelle prove dolorose sappiamo quanto è difficile dire: “è così!” Ieri siamo stati a portare un po’ di cibo a 300 persone, sfollate, o meglio scappate, perché il loro villaggio è stato bruciato, e quindi hanno perso tutto, proprio tutto. Vedere le donne che con gli occhi tristi e il sorriso sulle labbra mentre pulivano i fagioli che la provvidenza gli aveva portato, questo è accogliere la realtà, la realtà amara e dolorosa, accogliere non è dire che è bella, che è giusta, è accoglierla e vivere. Questa ultima condivisione era per sottolineare che la “risata” di cui parlo non è una risata superficiale, non è una risata semplice da fare, è una risata a volte amara, molto amara, ma che permette di accogliere la realtà e quindi diventa una possibilità per continuare il cammino… un sorriso… È il sorriso della speranza, è il sorriso che da forza nel cammino, che permette di continuare a portare il peso della realtà, di chi sa che c’è Qualcuno che si prende cura, Qualcuno che ascolta il grido del suo popolo, dei suoi figli. E’ il sorriso di chi si scopre e si sente figlio e di chi decide di vivere da figlio, fidandosi del Padre, che presto o tardi arriverà e con la certezza che arriverà. Abbiamo bisogno di un sorriso che accompagni i nostri passi, e questo sorriso che illumina è la presenza di Dio in noi che accompagna e illumina il cammino, perché il sorriso illumina, ci sono sorrisi che li puoi vedere solamente con gli occhiali da sole ;-) Il sorriso è anche il sostegno che alti ti danno… accogliere un sorriso è accogliere anche uno sguardo nuovo su di noi, chi ti sorride ti restituisce la dignità, ti mette in una storia di salvezza, in una storia che non fugge la realtà ma ti dice… guarda chi ha già vissuto quello che hai vissuto tu e ha superato il problema… ed è felice. Ci sono sorrisi e sorrisi… cerchiamo sorrisi che ci danno la vita. Conosco persone, e un po’ forse lo siamo tutti in alcuni momenti, che cercano sorrisi “tristi”: “ci sono passato anche io, so cosa provi…” sono sorrisi spenti, te ne accorgi subito, sono sorrisi non abitati da parole di speranza, sorrisi che hanno il retrogusto della tristezza, dopo un po’ ti lasciano l’amaro in bocca. Ci sono sorrisi “furtivi”, quei sorrisi di chi pensa di avere superato il dolore fuggendo, scappando, che ha trovato una via al dolore che ha vissuto nella vendetta, nel ora non mi interessa più niente.. ora faccio quello che mi pare… ma uno che scappa può fare quello che gli pare? O è condannato a scappare? Praticamente… non andare a farti consolare da chi ha vissuto il tuo stesso dolore e non ha la gioia… perché o ti porta nella tristezza o ti porta nella solitudine estrema…. Chi fugge purtroppo si ritrova SOLO. E poi ci sono sorrisi luminosi, con qualche ruga, che è il segno del dolore vissuto, “rughe” che col tempo diventano sorrisi permanenti, è il sorriso di chi ha attraversato la valle del dolore, di chi lì ha incontrato Qualcuno che camminava con lui, di chi non è fuggito dalla realtà, ma nella realtà ha trovato la possibilità di fare cose nuove, scelte nuove… e ha camminato e continua a camminare… sorrisi luminosi che continuano ad illuminare il sentiero della vita con la Luce della speranza.. che è PRESENZA DI QUALCUNO. Segui… sorrisi luminosi… … e una soluzione E troverai una soluzione, perché la vita è concreta, i problemi sono concreti e così le soluzioni. Scriveva qualcuno che serve la sapienza del contadino, una sapienza che è tanto diversa dalla sapienza dell’intellettuale. L’intellettuale può permettersi di dire: “mi sono sbagliato, la mia ipotesi e la mia teoria erano sbagliate”. Il contadino non può dirlo, perché se sbaglia non mangia (e anche questo qui in Sud Sudan è una amara realtà). La soluzione deve essere concreta per il problema che viviamo, per quel singolo problema. Il Sorriso ci permette di attraversare le fatiche e di trovare una soluzione, non le soluzioni a tutti i problemi, quello ci penseremo poi con calma, ma forse dobbiamo iniziare a risolvere un problema alla volta. Ci sono persone che per trovare “la soluzione perfetta”, la soluzione che risolve tutti i problemi, studiano una vita, e intanto… i problemi cambiano… La vita non ci aspetta, sia che siamo pronti, sia che non lo siamo le cose accadono. Una risata, un sorriso e una soluzione… Joyce ha fatto tutto questo in pochi secondi… forse la vita l’ha abituata a non perdersi in chiacchiere inutili… sarà fatta così… non lo so… ma se lo ha fatto lei… perché non possiamo farlo anche noi?

1 commento:

  1. Il momento in cui il sorriso prende il posto delle lacrime e' quello in cui prendi consapevolezza che,per quanto a volte la vita possa essere dura, vale la pena di viverla sempre perché è più forte di tutto,anche della morte! C'è Qualcuno che cammina con te,che ti guarda,ti tende la mano e sorride quando sei in terra,ti rialza e ti insegna ancora a camminare,come fa un papà quando un figlio muove i primi passi...che meraviglia! Che tenerezza!
    Grazie Marco,grazie Joyce e grazie a Dio!
    Giulia e Simone

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